BANSIGU BIG BAND
Luca Begonia - Direzione
Attilio Profumo - Sax Alto, Cesare Marchini - Sax Alto, Livio Zanellato - Sax Tenore e Flauto,
Stefano Riggi - Sax Tenore e Soprano, Roberto "Spartaco" Moretti - Sax Baritono,
Giampaolo Casati - Tromba, Giampiero Lo Bello - Tromba, Massimo Rapetti - Tromba, Fulvio Di Clemente - Tromba, Stefano Ferraro - Tromba,
Denis Trapasso - Trombone, Stefano Calcagno - Trombone,
Martino Biancheri - Trombone, Enrico Allavena - Trombone,
Aldo Zunino - Basso, Alfred Kramer , Massimo Sarpero - Batteria, Gianluca Tagliazucchi - Pianoforte
L'Orchestra, con un tocco di ironia, ha scelto un nome che testimonia da un lato l'attaccamento alla tradizione, il radicamento nel territorio ligure, dall'altro il legame diretto della proposta con la grande famiglia del jazz e delle musiche afroamericane.
Bansigu nel dialetto genovese antico è l'altalena, ed il termine sta a richiamare quel senso di elasticità, pregnanza ritmica ed alternanza fra momenti di distensione e creazione di coinvolgenti "climax" espressivi che il mondo del jazz chiama "swing".
Bansigu Big Band è la prima esperienza orchestrale nata a Genova, da un'idea di Piero Leveratto e Giampaolo Casati. Il primo nucleo si è formato all'inizio del 1991; l'Orchestra è luogo d'incontro, maturazione e confronto per diciotto musicisti di diverse generazioni (mezzo secolo fra il più giovane e il più anziano, nella formazione), e provenienti dalle più diverse esperienze musicali: avanguardia jazzistica, musica sinfonica, operistica e contemporanea, mainstream jazz, rock, blues e funky.
L'Orchestra fa tesoro di tutto il lavoro di scrittura ed arrangiamento delle orchestre "classiche" (Bansigu è in grado anche di affrontare concerti tematici interamente dedicati al periodo aureo dello "swing"), ma molta attenzione è riservata agli esiti di filante compattezza raggiunti dall'ensemble di Thad Jones - Mel Lewis, alle cangianti tavolozze sonore di Gil Evans, George Russel e Carla Bley, a tutti gli organici allargati europei nati in un periodo di straordinaria creatività, fra la metà degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo. L'innesto di una chitarra elettrica ha introdotto anche forti pulsioni funky, a dimostrazione che un'orchestra jazz contemporanea deve osare l'incontro con la parte più coinvolgente della musica commerciale nata dalle radici del suono afroamericano.